Insulti a Kyenge, Calderoli è indagato:
“Diffamazione e discriminazione razziale”
Il vicepresidente leghista del Senato sotto inchiesta a Bergamo per la frase offensiva nei confronti del ministro dell’Integrazione. L’ipotesi di reato: diffamazione aggravata dalla discriminazione razziale etnica o religiosa
TRATTO DA REPUBBLICA.IT di MARA MOLOGNI
La stretta di mano al Senato fra Calderoli e Kyenge
Dopo gli insulti lanciati al ministro Cecile Kyengedal palco della festa della Lega a Treviglio, nel Bergamasco, Roberto Calderoli, vicepresidente leghista del Senato, è indagato per diffamazione con l’aggravante della discriminazione razziale. La notizia è confermata dal procuratore bergamasco Francesco Dettori, che ha deciso di procedere sulla base seguito all’esposto presentato dal Codacons ai tribunali di Roma e di Bergamo, poi integrato dal materiale documentario raccolto in questi giorni. Secca la replica di Calderoli: “Essendoci due denunce a mio carico, l’indagine è un atto dovuto”.
Il Codacons aveva chiesto di “accertare se nelle dichiarazioni del vicepresidente Calderoli nei confronti del ministro Kyenge” fossero “ravvisabili lesioni dell’ordine pubblico e della dignità umana”. E, ancora, “responsabilità e fattispecie penalmente rilevanti quali istigazione all’odio razziale ed ingiuria a un organo costituzionale”. Sotto accusa le parole del senatore: “Quando vedo le immagini della Kyenge, non posso non pensare alle sembianze di un orango”. Parole che secondo gli inquirenti non solo sarebbero diffamanti nei confronti del ministro, ma rientrerebbero nei casi previsti dall’aggravante della discriminazione etnica e razziale (un reato per cui è possibile procedere d’ufficio).
La Procura bergamasca ha voluto valutare attentamente la vicenda, prima di iscrivere il senatore nel registro degli indagati: decisiva è stata l’acquisizione dell’audio del comizio. LIl fascicolo è stato affidato ai pm Maria Cristina Rota e Gianluigi Dettori. E sempre il Codacons ha chiesto di sospendere Calderoli dagli incarichi istituzionali. Il presidente dell’associazione, Carlo Rienzi, spiega: “Ci attendiamo un provvedimento dal collegio dei questori del Senato”.