di Rosita Grieco
Ha avuto il suo lieto fine e tanta solidarietà la storia di Danilo, il bimbo con sindrome di Down rifiutato da un centro estivo della Capitale perché ritenuto “difficile da gestire”. E’ stata questa la motivazione che i gestori del centro estivo hanno dato ai genitori del piccolo Danilo alla fine dell’unico giorno di frequenza nella struttura ricreativa.
Difronte a tale rifiuto il padre, Andrea, non si è voluto arrendere e nei giorni scorsi ha denunciato la vicenda su Facebook, appellandosi “a tutti coloro che hanno subito una qualche forma di ingiustizia, un’esperienza analoga che vi ha turbato, deluso, a scuola, nel lavoro, nello svago. Potete scrivere anche in privato, con la certezza che daremo seguito alla cosa. L’unione fa la forza” e invitando a pubblicare foto e video di questi bambini “pericolosi”.
La vicenda ha avuto un’eco immensa in rete, con centinaia di commenti di solidarietà al padre e condivisioni di quel post amaro e indignato, destando l’attenzione delle istituzioni.
Il presidente del XIV Municipio, Valerio Barletta, quando ha saputo dell’accaduto ha “invitato la famiglia all’inaugurazione della ciclabile di Monte Mario, perché incontrasse il sindaco Ignazio Marino: ed è con lui che abbiamo proposto ad Andrea di iscrivere il figlio, gratuitamente, in un centro sportivo municipale”. Sul caso è intervenuta anche la presidente della commissione capitolina Politiche sociali e della salute, Erica Battaglia: “Sono orgogliosa perché questa amministrazione ha saputo essere vicina a quella famiglia che ha dovuto reclamare il diritto alla socialità per un suo figlio con sindrome di Down. Un diritto che, ormai, dovrebbe costituire la norma, perché tutti i bambini hanno uguali diritti”. La deputata disabile Ileana Argentin in un tweet scrive: “Io ho l’idea che il centro deve chiudere perché non si può essere attrezzati per alcuni bambini sì e per altri no”. E anche dalla Toscana il presidente della Regione Enrico Rossi ha postato la vicenda di Danilo sulla sua pagina Facebook commentando che “in questa vicenda di pericoloso c’è solo l’ignoranza”
Solidarietà, ma anche tanto sdegno per l’accaduto, è arrivata dall’Anffas, l’associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale, che problematiche come queste le affronta quotidianamente: “Si grida allo scandalo ma magari si trattasse di uno scandalo…non è affatto un caso isolato, piuttosto è la norma, che sistematicamente si ripete”. A riferirlo è Roberto Speziale, il presidente dell’Anffas, che di famiglie come quella di Danilo ne conosce tante, così come conosce e registra i loro bisogni e le loro difficoltà. Tra queste, c’è il “tempo estivo”, che ogni anno riporta, in queste case, un vero e proprio dramma: “Inserire il proprio figlio disabile in un centro estivo, comunale o privato che sia, è praticamente impossibile – denuncia -. Questi ragazzi vengono puntualmente rifiutati, spesso con la scusa che non ci sono risorse per garantire un operatore che provveda ai loro specifici bisogni. Solo le famiglie “organizzate”, quelle che fanno riferimento a una struttura associativa, trovano le risposte che cercano: il centro diurno, che d’estate si trasforma in centro estivo o i soggiorni per i ragazzi, che alle famiglie offrono anche un po’ di respiro. Ma parliamo di soluzioni solo per ragazzi disabili, mentre la condizione ideale sarebbe quella integrata: ragazzi disabili inseriti nei centri estivi accanto ai loro compagni, una realtà sempre più lontana”.
Una situazione che negli anni va peggiorando sempre di più secondo quanto dice l’Anffas. E il problema rimane sempre di tipo culturale, di approccio alla disabilità: “nonostante tutti i nostri sforzi di lavorare in chiave inclusiva, la società si sposta sempre più verso l’esclusione, quando poi questo avviene in contesti scolastici, come i centri estivi ma anche le gite, è ancora più sconfortante. Ed è proprio lo sconforto che oggi ci stanno comunicando tante famiglie, all’indomani di questo ennesimo caso di discriminazione. Credo – continua Speziale – non ci sia altra strada che l’azione legale. Sì, perché escludere un ragazzo disabile da un centro estivo, come da qualsiasi altro servizio viola la legge 67/2006. Eppure, è quello che accade sempre più spesso. C’è l’alibi delle risorse: ma un servizio si pensa e si progetta a partire dall’accessibilità per i più bisognosi. O si fa per tutti, o non si fa per nessuno: è quello che prescrive la legge. E chi non la rispetta, va sanzionato. E’ quello che proponiamo anche ai genitori di Danilo e a tutti quelli che si trovassero nella stessa situazione: attivare un’azione legale, anche con l’aiuto gratuito dei nostri avvocati”. Ancora una volta è stata la Rete la molla scatenante dell’indignazione del popolo e delle istituzioni quando invece basterebbe che quest’ultime ponessero maggiore attenzione alle questioni che riguardano l’inclusione sociale, prevenendo situazioni del genere. Soprattutto se di mezzo c’è un bambino.