
Ricorre oggi l’anniversario di quel 10 Dicembre 1948, il giorno in cui l’Assemblea Generale dell’Onu approvò la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
Art. 1 Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
Libertà, eguaglianza e fratellanza sono i tre grandi spiriti della democrazia. I tre grandi diritti fondamentali che attraverso la Dichiarazione intendiamo riconoscere come propri di ogni essere vivente. Non hanno bisogno quindi di essere deliberati o concessi da questo o quel potere politico, ma ogni Istituzione ha il dovere di riconoscerli in quanto tali.
Queste tre parole possono oggi sembrare ad alcuni retoriche. La Dichiarazione nacque infatti dall’orrore prodotto durante la seconda guerra mondiale e lo scorrere del tempo ha reso lontane la dittatura, il totalitarismo e la guerra; con esse sembra essersi allontanata anche l’importanza dei diritti fondamentali stessi. Pensiamo oggi ai paesi che vivono ancora la guerra, alle nazioni che ancora devono riconoscere diritti fondamentali, ragioniamo su quei popoli che subiscono ancora il terrore della guerra e l’oppressione del dittatore. Ancora moltissime persone al mondo non si vedono riconosciuti diritti fondamentali come l’eguaglianza, la libertà, la pace e la partecipazione democratica.
Ma un pensiero dovremmo farlo anche su quei paesi come il nostro; nazioni che hanno sancito, attraverso le proprie carte costituzionali e le proprie norme, quei principi fondamentali che oggi vengono ricordati. Siamo davvero liberi? E’ la nostra una democrazia compiuta? Siamo davvero tutte e tutti uguali davanti alla legge? Abbiamo le stesse opportunità?
E una riflessione ancora più importante dovremmo farla su noi stessi come persone e cittadini. Quanto siamo portatori di quei valori civili, laici e democratici che la Dichiarazione elenca? E quanto invece siamo noi i primi a cadere nell’errore del sessismo, del razzismo e delle diverse forme di prevaricazione e discriminazione? Quanto promuoviamo la pace al posto della violenza nella vita di tutti i giorni? Quanto siamo disposti a dare solidarietà umana all’altro che è diverso da noi per qualcosa?
A noi il compito di decidere ogni giorno se distruggere quei diritti che sono stati conquistati per noi con enormi perdite e sofferenze, oppure se promuovere il seme della democrazia il cui frutto non è mai dato per scontato. Per questo oggi più che mai abbiamo l’obbligo di ricordare il senso critico necessario a ragionare su questi temi, il senso critico che è l’unico a poter decostruire stereotipi e conformismo che ci fanno credere di essere nella direzione giusta solo perché è la direzione che seguono tutti, il senso critico che è l’unico a poter promuovere il dubbio che è alla base di ogni miglioramento personale e sociale. Solo impegnandoci possiamo difendere oggi e ovunque quell’eguaglianza, quella libertà e quella fratellanza che dovrebbero sempre guidarci.
Marco Coppola – presidente di Rompere Le Catene Onlus -10dicembre.org